dal Corriere dell'Irpinia
Sinistra democratica per il Socialismo Europeo è un movimento politico organizzato che si richiama agli ideali del socialismo e alle tradizioni culturali della sinistra che hanno contribuito alla fondazione della Repubblica democratica. L'obiettivo di avviare un ampio processo unitario, che in prospettiva coinvolga tutta la sinistra italiana nella costruzione di una nuova più grande forza politica, costituisce la ragion d'essere del movimento.
venerdì 19 ottobre 2007
Lauro:la scuola dove? ecco il resoconto del consiglio comunale del 16/10/2007
mercoledì 17 ottobre 2007
Cara sinistra, svegliati e datti una mossa. Il Pd ci indica che occorre unire le forze
Nell’arco di pochi giorni, due eventi politici previsti e a lungo preparati sono esplosi per numero, qualità ed entusiasmo dei partecipanti e anche di molti non partecipanti. La prima constatazione è che quando la rappresentanza sindacale e politica si apre coraggiosamente all’ascolto, e presenta ai cittadini una libera e schietta opportunità di esprimersi, essi l’accolgono generosamente, e avviano non solo una fase di apertura di credito, ma anche una prospettiva di impegno. La seconda è che da questi eventi può rinascere la speranza, dopo un anno e mezzo di tormenti e di delusioni, che l’Italia possa uscire dal groviglio di interessi particolari, dalla spinta lenta ma altrimenti irresistibile al declino economico, culturale e morale, dalle sistematiche contrapposizioni frontali, dallo scadimento del prestigio della politica. La terza è che l’Italia ha espresso, nel quadro europeo, a volte il peggio (a partire dal fascismo) ma anche il meglio della democrazia, dalla Resistenza alla creazione di partiti originali, dalla vivacità delle lotte del lavoro alla funzione politico-culturale che ha avuto spesso la migliore intellettualità. Ancor oggi, come testimoniano sempre le cifre dell’Eurobarometro, l’Italia ha la più alta percentuale di votanti alle elezioni e il più alto indice di iscrizione alle organizzazioni sindacali.
Ma anche, purtroppo, il maggior numero di partiti. E questo è uno dei tanti motivi per cui io (e altri), pur non votando alle primarie, abbiamo visto con simpatia la nascita del Partito democratico e la candidatura, alla sua guida, di Walter Veltroni, come una forte novità e un possibile pilastro di una coalizione solida, e possibilmente più ampia di quella esistente. Lo dico perché la vedo come un’esigenza nazionale, e perché da troppo tempo si sono allentati i collegamenti tra le diverse forze dell’Unione, che è l’alleanza che ha vinto le ultime elezioni.
Comprendo che l’impegno verso la nascita del Partito democratico abbia potuto assorbire le maggiori energie dei suoi costituenti, e non penso ovviamente che in esso possano manifestarsi serie tentazioni di egemonia, in un contesto numerico e politico nel quale c’è bisogno di tutti (e di più). Fra i tutti ci sono anche le forze di sinistra, con origini e sigle diverse, che hanno espresso la volontà di associarsi e che hanno anche avviato un coordinamento parlamentare e a volte locale.
Stride però, anche nel confronto con la creazione del Partito democratico, più che la comprensibile disparità delle opinioni, la reticenza a uscire dai diversi steccati e la propensione a pensare che la sinistra possa essere soprattutto (o soltanto) la somma di quattro sigle: Rc, Pdci, Sd e Verdi. Vedo con preoccupazione le tendenze all’isolamento fra gruppi dirigenti, e più ancora la mancanza di collegamenti di base, la debolezza di forme di apertura e di partecipazione diffusa. Il processo che ha preso le mosse mesi fa, prevedeva una federazione, ma questo obiettivo non mi pare più sufficiente. Penso piuttosto che si debba avviare un processo costituente, capace di attrarre altre forze, per enucleare gli orientamenti strategici di un nuovo soggetto e per affrontare alcuni temi di maggiore urgenza. Il primo è il posto, il merito, il reddito e la dignità che dobbiamo rivendicare al lavoro. Il secondo è varare una legge elettorale che riconsegni ai cittadini il potere scegliere i parlamentari (e gli altri eletti). Il terzo é ridurre drasticamente i costi della politica, senza imbrogli e tentennamenti. Il quarto è quello di porre la ricerca e il sapere (come disse Prodi in campagna elettorale) al centro della politica, soprattutto per i giovani. Ma l’elenco può essere ancora più ampio.
Giovanni Berlinguer parlamentare europeo e componente Comitato promotore naz. SDpSE